Non è vero che la lingua del diritto sia sempre artificiosa, ridondante, arcaica, oscura, un’antilingua secondo Italo Calvino. Scorrendo le pagine di grandi giuristi, da Scialoja a Calamandrei e Satta, non solo si scoprono una scelta lessicale, una sintassi, una piacevolezza di lettura che nulla hanno da invidiare a quelle di maestri della letteratura, ma anche l’idea che la proposizione giuridica per essere veramente tale deve essere chiara perché chiaro deve essere il pensiero giuridico.
Per gli studenti frequentanti:
appunti delle lezioni e materiali che saranno distribuiti dal docente attraverso la piattaforma Moodle.
Per gli studenti non frequentanti:
Luca Serianni, Prima lezione di grammatica, Roma-Bari, Laterza, 2006, pp. 3-165;
L’italiano giuridico che cambia, a cura di Federigo Bambi e Barbara Pozzo, Firenze, Accademia della Crusca, 2012, pp. 3-247;
Piero Fiorelli, Intorno alle parole del diritto, Milano, Giuffrè, 2008, pp. 1-128.
Obiettivi Formativi
Il corso, attraverso l’esame dello sviluppo storico della lingua del diritto e dei suoi aspetti teorici, vuole fornire le conoscenze adeguate a un uso consapevole della lingua nei diversi registri e nelle diverse modalità del discorso giuridico.
Prerequisiti
Nessuno
Metodi Didattici
Ore di lezione: 48. Parte del corso si svolgerà in forma seminariale con la partecipazione attiva degli studenti impegnati nella scrittura e riscrittura di testi giuridici e nell’edizione diplomatico-interpretativa di documenti antichi.
Altre Informazioni
Gli studenti che intendono frequentare il corso devono iscriversi sulla piattaforma Moodle;
La frequenza viene verificata mediante appello a lezione.
Non sono ammesse più di tre assenze non giustificate.
Modalità di verifica apprendimento
L'esame di profitto si svolgerà oralmente: lo studente dovrà discutere la relazione scritta assegnata al seminario e rispondere a due domande sul programma trattato a lezione, dimostrando di sapere usare la lingua nei suoi diversi registri e nelle diverse modalità del discorso giuridico e dando prova di capacità organizzativa, di ragionamento critico, di sintesi e concisione quando occorrono; cioè, insomma, di essere consapevole e partecipe dello sforzo che il giurista deve fare per rendere il suo scrivere efficace e comprensibile a tutti i destinatari, diretti e indiretti. Incredibile a scriversi (e a leggersi): l’esame servirà ad accertare se gli studenti abbiano studiato e dunque appreso il programma e gli insegnamenti del corso.
Programma del corso
Si adotterà un punto di vista particolare, quello della lingua come strumento di espressione del pensiero giuridico. Per superare un luogo comune: che la lingua del diritto sia sempre artificiosa, ridondante, arcaica, oscura, una vera antilingua come l’ha definita Italo Calvino. E invece no. Scorrendo le pagine di grandi giuristi, da Scialoja a Calamandrei, a Satta, non solo si scoprono una scelta lessicale, una sintassi, una piacevolezza di lettura che nulla hanno da invidiare a quelle di maestri della letteratura, ma anche l’idea che la proposizione giuridica – che pur non può rinunciare al lessico tecnico – per essere veramente tale deve essere chiara perché chiaro deve essere il pensiero giuridico (Scialoja): macché lingua del diritto necessariamente involuta e ampollosa!
E tutti coloro che lavorano con le parole del diritto, o con una lingua tecnica, sarebbe forse il caso che tenessero bene a mente questo principio, liberando il loro scrivere (e il loro parlare) di appesantimenti e concrezioni vecchie di secoli: nel corso si cercherà di mostrare come, alternando lezioni storico-teoriche con esercitazioni su testi anche della pratica del diritto, e tenendo conto delle recenti novità legislative introdotte sul punto.
Ecco i principali argomenti che saranno trattati: 1) tra latino e volgare: la nascita e lo sviluppo della lingua del diritto; 2) il confronto con altre lingue: il francese, il tedesco e – oggi – l’inglese; 3) la lingua della legge, la lingua della pratica del diritto, la lingua dell’amministrazione: come sono state, come sono e come dovrebbero essere.
In particolare:
Introduzione: una diagnosi impietosa, Calamandrei e l’onesta corruttela, Calvino e Gadda; tecnicismi specifici (oblato), ridefinizioni (attività contrattuale), tecnicismi collaterali (risalente); la scrittura di un parere; la sintassi del discorso giuridico: anteposizioni, imperfetto narrativo, sovraestensioni dell’infinito in frasi completive, frasi lunghe, eccesso di subordinate; il principio di chiarezza e sinteticità; le ragioni di una lingua oscura: sull’insegnamento dell’italiano del diritto; il programma e l’organizzazione del corso.
La lingua giuridica che nasce nel processo: Capua (partendo dal Boccaccio...); Prato e un bando bilingue del 1287; certe denunce penali; il Tribunale della Mercanzia di Firenze.
Per un profilo storico della lingua del diritto: alle origini, ancora Capua e poi la riscoperta bolognese; il ruolo del notaio e i diversi tipi di volgarizzamento; le parole nuove; lo scienziato del diritto e la questione della lingua; un cambiamento epocale: il francese che si sostituisce al latino; l’influenza del tedesco; un nuovo protagonista, l’inglese: il professionista, la transazione, da ultimo la stepchild adoption.
Un esempio di buona scrittura giuridica: la sentenza n. 42/2017 della Corte costituzionale?
La lingua del diritto tra vizi e virtù: ancora su un vecchio pregiudizio (con richiamo di Calvino e Gadda); Manzoni e Muratori; Calamandrei alla Costituente (e Scialoja); la Costituzione un modello per tutti; le caratteristiche lessicali, sintattiche e retoriche della Costituzione del 1948; la Costituzione come modello di tecnica legislativa; una legge leggibile: la sentenza n. 364 del 1988 della Corte costituzionale; alla scoperta del lessico giuridico; ancora sui tecnicismi specifici: il caso di reato e quello di stare a contadino; e attenzione agli errori! Le ridefinizioni, i tecnicismi collaterali; confusione e possesso; di talché e salvo. La sintassi: enclisi del sì, sovraestensioni dell’infinito in frasi completive, completive con l’infinito, posizione dell’aggettivo rispetto al nome, anteposizione del verbo al soggetto, l’uso del congiuntivo, participio presente con valore verbale, imperfetto narrativo, astratti e nominalizzazioni; la lunghezza delle frasi e del periodo: qualche esempio tratto soprattutto dalla giurisprudenza; sintesi e concisione; l’evoluzione legislativa e giurisprudenziale; uno sguardo alla punteggiatura: la virgola, il punto e virgola, i due punti; la conclusione con Alessandro Manzoni e Roberto Ridolfi.
La lingua dell’amministrazione: le caratteristiche della lingua dell’amministrazione; una lapide fiorentina, una poesia celebre e una riscrittura scherzosa; il burocratese; certi “utenti” particolari; Meuccio Ruini, Vincenzo Monti, Lionardo Salviati, Francesco Guicciardini e la lingua degli uffici; tecnicismi specifici e tecnicismi collaterali; titolo di viaggio; la sintassi, in particolare sulla nominalizzazione e la ridondanza (moduli appositi); la semplificazione, dall’Ottocento a oggi; la formazione del burocrate; la lingua dell’amministrazione come modello per la nascente lingua nazionale; un verbale e un avviso.
Per uno scrivere del diritto chiaro e sintetico: principi generali sulla scrittura pubblica efficace; la strada da seguire: gli indici di leggibilità; le caratteristiche lessicali e sintattiche: da cambiare sempre? Brevità, sintesi, concisione; attenzione alla condensazione. Per un breviario di buona scrittura giuridica.
Il corso prevede una partecipazione "intensa" degli studenti attraverso prove di scrittura e di riscrittura: ogni frequentante presenterà relazioni sulle molteplici forme della lingua del diritto e attraverso un concreto esercizio di scrittura si allenerà a formare testi (e pensieri) che siano il più possibile privi delle caratteristiche che spesso fanno della lingua giuridica un vero stereotipo di «antilingua»: pseudo-tecnicismi, parole antiquate e inutili, costruzioni complesse non giustificate dalla complessità delle questioni affrontate etc. etc. D'aiuto potrà essere il corretto uso dei vocabolari e delle risorse (anche di rete) che la tecnologia mette oggi a disposizione: nel corso si cercherà di dare una formazione di base sull'uso di questi strumenti, anche attraverso visite guidate (all’Accademia della Crusca) e la partecipazione a seminari esterni. Utile a stimolare lo sviluppo di tecniche di soluzione di problemi sarà anche qualche breve rudimento di tecnica paleografica che gli studenti apprenderanno sul campo quando verranno messi di fronte a una carta d'un manoscritto trecentesco per un tentativo d'edizione diplomatico interpretativa.